Quando si provvede a estinguere un debito, può sembrare che il problema sia definitivamente risolto. Tuttavia, esiste un dettaglio cruciale che, se trascurato, rischia di causare serie complicazioni legali e finanziarie. Chi salda un debito deve prestare particolare attenzione alla documentazione relativa all’avvenuto pagamento, accertarsi che la controparte aggiorni i registri ufficiali e richiedere la liberatoria. La mancanza di questi accorgimenti può produrre effetti negativi duraturi, come la permanenza nelle liste dei cattivi pagatori o, in alcuni casi, il rischio di dover affrontare nuovamente azioni di recupero crediti.
Il rischio della mancata cancellazione dalle centrali rischi
Uno degli errori più frequenti dopo aver saldato un debito è dare per scontato la propria cancellazione dalla CRIF e dalle altre centrali rischi private. In realtà, anche se il pagamento viene effettuato, il nome dell’ex debitore può rimanere iscritto per un periodo che va da sei mesi a ventiquattro mesi, a seconda della gravità dell’inadempimento originario. La segnalazione come cattivo pagatore, finché resta attiva, compromette l’accesso al credito futuro: banche e finanziarie non concederanno nuovi finanziamenti o prestiti fino alla rimozione dell’iscrizione.
È fondamentale quindi verificare regolarmente, tramite apposita richiesta, la propria posizione presso la CRIF dopo aver estinto il debito. Solo così si può essere certi che la segnalazione sia stata correttamente aggiornata. In mancanza di attenzione su questo aspetto, si rischia di restare “prigionieri” di una reputazione creditizia negativa anche dopo aver saldato tutto.
La liberatoria: importanza e procedure
Dopo il pagamento del debito, è indispensabile richiedere la liberatoria all’ente creditore, che attesta formalmente l’avvenuto saldo e la chiusura di ogni obbligo. La liberatoria è il documento che permette al debitore di dimostrare legalmente di aver saldato ogni pendenza pregressa. Questo certificato deve essere rilasciato su richiesta anche se la banca o la finanziaria non provvede spontaneamente.
La liberatoria svolge diversi ruoli chiave:
Ottenere la liberatoria dovrebbe essere considerato parte integrante dalla chiusura ordinata di qualsiasi situazione debitoria.
Cosa succede se il debito risulta “prescritto” invece che saldato
Talvolta, il debitore decide di non saldare un vecchio debito contando sulla prescrizione legale. In Italia, la prescrizione per i contratti scritti (ad esempio finanziamenti, prestiti personali, mutui) è generalmente di 10 anni dall’ultima azione volta a ottenere il pagamento, come una lettera di sollecito o una messa in mora. Tuttavia, ogni comunicazione ufficiale inviata dal creditore può interrompere questo termine e farlo ripartire da capo.
Il rischio frequente è che il debitore ignori una raccomandata o qualsiasi altra comunicazione ricevuta, credendo che sia irrilevante. Invece, anche un sollecito non firmato, se inviato correttamente, può impedire la decorrenza della prescrizione. Ne consegue che il debito può rimanere attivo per molti anni e, in presenza di omissioni documentali, si può essere chiamati a risponderne anche dopo tempi lunghi.
Le conseguenze di una gestione superficiale del debito saldato
Non occuparsi della documentazione dopo aver saldato un debito o presunto estinto per prescrizione può avere ripercussioni molto gravi:
Le principali soluzioni per evitare rischi
Per evitare queste problematiche è consigliabile:
La gestione consapevole di tutte le fasi relative a un debito, dalla sua estinzione fino alla certificazione formale della chiusura, è la chiave per proteggere la reputazione creditizia e mettere veramente fine a ogni rischio collegato. Sottovalutare questo aspetto, specie in presenza di finanziamenti o prestiti personali, espone il cittadino a conseguenze che possono essere gravose e durare nel tempo.
In conclusione, attenzione alla documentazione e ai registri ufficiali: solo così il pagamento di un debito sarà realmente il punto finale di ogni preoccupazione finanziaria.