In alcuni dei luoghi più inospitali della Terra, alcune piante hanno sviluppato radici profonde che possono superare i 60 metri di profondità, penetrando nella terra con una forza e una strategia sorprendente. Queste strutture radicali rappresentano adattamenti evolutivi eccezionali che consentono a determinate specie vegetali di resistere a condizioni estreme, svolgendo nel contempo funzioni fondamentali sia per l’ecosistema sia per la sopravvivenza della pianta stessa.
Un caso straordinario: la Boscia albitrunca, l’albero delle radici più profonde
Nel deserto del Kalahari, in Sudafrica, si trova la pianta detentrice del record mondiale per profondità delle radici: la Boscia albitrunca, meglio nota come albero della vita o albero dei pastori. Le sue radici, secondo studi e misurazioni, possono arrivare fino a 68 metri sotto la superficie terrestre, battendo qualsiasi altro albero conosciuto al mondo. Questa profondità equivale a oltre venti piani di un palazzo urbano, un dato che lascia intuire la formidabile capacità della pianta di dialogare con gli strati più remoti della terra per assicurarsi acqua e nutrienti anche nei periodi più siccitosi. Subito dietro, in questa affascinante classifica “sotterranea”, si colloca l’Acacia erioloba, le cui radici raggiungono i 60 metri di profondità, offrendo così un altro esempio delle sorprendenti strategie di adattamento delle angiosperme dei deserti africani.
Questi casi estremi non sono la regola per tutte le piante: generalmente, il 90% del sistema radicale si sviluppa nei primi centimetri di terreno. Solo una minoranza, circa il 5%, presenta una taproot — la radice principale che penetra verticalmente nel terreno arrivando a profondità impressionanti e garantendo una serie di vantaggi per la pianta e l’ecosistema circostante.
Le funzioni delle radici profonde: molto più che assorbimento d’acqua
Il primo e più evidente servizio svolto dalle radici profonde è la capacità di approvvigionarsi di acqua e nutrienti situati negli strati profondi del suolo, laddove la gran parte delle altre piante non può arrivare. Questa caratteristica rende tali specie particolarmente resistenti alla siccità e capaci di sopravvivere in ambienti dove le precipitazioni sono scarse e irregolari. Mentre le radici superficiali si contendono l’umidità residua delle rare piogge con le altre piante, le radici profonde sono in grado di accedere alle preziose riserve idriche accumulate più in basso, mantenendo la pianta in attività anche nelle stagioni più aride.
Non meno importante è la funzione di ancoraggio nel suolo: queste strutture sotterranee agiscono da “pali” che fissano stabilmente la pianta al terreno, rendendola straordinariamente resistente ai venti forti, alle tempeste e agli agenti atmosferici più aggressivi. La profondità delle radici conferisce inoltre stabilità ai pendii, prevenendo fenomeni come erosioni e frane soprattutto in aree collinari o montane. Grazie a queste proprietà, le piante con radici profonde sono spesso utilizzate per creare barriere verdi naturali, difese vegetali contro le alluvioni o per il recupero di aree degradate.
Da un punto di vista ecologico, queste piante contribuiscono in modo significativo al ciclo dei nutrienti: sono in grado di portare in superficie elementi minerali trasportati dalle radici profonde e renderli disponibili anche per le specie vegetali meno adattate, favorendo così la fertilità e la diversità biologica del territorio.
Esempi noti e vantaggi nell’ecosistema
Non solo la Boscia albitrunca o l’Acacia erioloba: anche specie più comuni nei nostri ambienti come la quercia (Quercus spp.) sviluppano un sistema radicale imponente. Le querce possono raggiungere fino a 20 metri di profondità, motivo per cui sono note per la loro longevità e resistenza alle intemperie. Molti alberi della macchia mediterranea, come leccio e olivo, sono anch’essi dotati di radici che possono superare i 7 metri, particolarmente utili nei suoli poveri e sassosi tipici di questi habitat.
I principali vantaggi derivanti da queste strategie sono:
- Maggiore stabilità degli alberi, fondamentale in presenza di venti forti o su terreni inclinati.
- Accesso a risorse idriche profonde, che permette la sopravvivenza durante periodi di siccità prolungata.
- Riduzione della competizione con le piante a radice superficiale, poiché esplorano strati di suolo diversi.
- Miglioramento della fertilità dei suoli grazie al trasporto di nutrienti dagli strati profondi verso la superficie.
- Prevenzione dell’erosione tramite la consolidazione dei suoli, essenziale per agricoltura e gestione del paesaggio.
Significato evolutivo e potenzialità per l’uomo
Le radici profonde rappresentano una risposta adattativa a condizioni ambientali ostili: sono il frutto di milioni di anni di selezione naturale in ambienti come deserti, steppe e savane, dove le risorse idriche sono rare e preziose. Nel corso del tempo, queste piante hanno assunto un ruolo chiave nell’equilibrio degli ecosistemi aridi, fornendo cibo, rifugio e sostegno a numerose specie animali, compresi erbivori di grandi dimensioni come le giraffe, che prediligono le foglie più nutrienti delle piante a radice profonda.
Dal punto di vista umano, la conoscenza e la valorizzazione di queste piante si stanno rivelando risorse preziose per affrontare alcune delle più gravi sfide attuali, a partire dal cambiamento climatico fino alla desertificazione. Piantare specie dotate di sistemi radicali profondi risulta infatti efficace nella lotta alla degradazione dei suoli, migliorando la gestione delle acque sotterranee e riabilitando terreni agricoli esauriti o inutilizzati. Anche in ambito permaculturale, l’utilizzo di piante con taproot profonda è essenziale per creare sistemi resilienti e sostenibili, capaci di auto-sostenersi e di resistere a eventi climatici estremi.
L’osservazione delle radici profonde ci invita anche a riflettere sulla parte nascosta dei paesaggi: ciò che si vede in superficie è solo una minima porzione della vita vegetale. Sotto terra, queste radici custodiscono il segreto della sopravvivenza, della stabilità e della rigenerazione dei territori più vasti e antichi del nostro pianeta, svolgendo funzioni ecologiche irrinunciabili per la biodiversità e per la sicurezza dell’uomo. In definitiva, la pianta che “sfonda” la terra con radici profonde non solo garantisce la propria esistenza, ma contribuisce alla salute e alla ricchezza degli interi ambienti in cui vive.